Comunity

Data: 21/03/2025

L’albero

Venerdì 21 Marzo - Firenze

All’Astra il film sull’infelicità dei nostri giovani *Opera prima di Sara Petraglia, che sarà presente in sala insieme alle ventenni attrici protagoniste

*Venerdì 21 marzo alle ore 21*, insieme alla regista Sara Petraglia e alle attrici Tecla Insolia e Carlotta Gamba, sarà proiettato al *Cinema Astra* di piazza Beccaria a Firenze il film “L’albero”, opera prima di Petraglia, un film che racconta il *disagio giovanile odierno*.

Il film è la storia di Bianca, che avverte sulle sue spalle un peso che molto maggiore dei suoi 23 anni, in cui dovrebbe andare all’università ma passa le sue giornate a riflettere sul tempo e all’amicizia che si mischia all’amore per la ragazza con cui vive, Angelica. Bianca preferisce dedicarsi alla scrittura dei suoi romanzi piuttosto che ai banchi di
scuola.

Bianca ama Leopardi e adora l'albero che sorge davanti la sua casa al Pigneto. La vita scorre velocemente, mentre le due sviluppano una pericolosa dipendenza da cocaina e tentano di trovare un senso ad una vita in cerca di definizione.

Il film, come scritto su Mymovies, è “un ritratto dei ventenni di oggi, alla ricerca di utopie e speranze che non gli sono state concesse, della loro voglia di vivere e amare e della loro grande infelicità.

“Questa storia, prima di diventare una sceneggiatura, ha preso negli anni diverse forme come diari, romanzi, fanzine fotografiche, fumetti – tutte inconcluse” ha detto la regista Sara Petraglia, che poi ha aggiunto: “Era il tentativo di elaborare un vissuto denso, traumatico, ma anche felice.

Di trasformare in parole il sentimento della nostalgia. Ed era il tentativo di riportare indietro cose che se ne stavano andando o se n’erano già andate.

Per questo pensavo che questa storia riguardasse solo me. Ma dopo aver scritto il film, ho capito che poteva parlare anche ad altri. Che poteva mostrare un mondo femminile in cui le ragazze si muovono sole, chiuse dentro piccoli microcosmi, libere e vitali ma anche egocentriche, bugiarde, indolenti, viziate. Mondi in cui gli uomini non esistono, così come non
esistono gli adulti. Mondi in cui le sostanze non sono né puro edonismo, né espressione di marginalizzazione sociale, ma una dimensione personale e oscura in cui si formano relazioni, alcune effimere, altre indissolubili.

Poi ho creduto che avrei potuto provare a girarlo, questo film. Un film in cui dire la dipendenza come uno snodo critico della vita, che insieme distrugge e regala una diversa conoscenza di sé, dell’amicizia, dell’amore - linfe vitali anche quando finiscono. E un film che cerca di raccontare la morte senza raccontare la malattia, come la fine di un’epoca, come per dire: visto che la morte esiste, abbiamo fatto bene a vivere.

Ma più di tutto, ho pensato che sarebbe stato bello mettere in scena l’importanza del racconto stesso: scrivere un diario, scrivere sui post-it, scrivere sui muri, narrare. E reinventare la propria storia”.


Fonte: Ufficio Stampa Stensen - https://www.stensen.org